Vorrei condividere alcuni piccoli ricordi di Pacone, piccole storie talvolta senza immagini. Non sempre ho scattato foto di Paco o con Paco perché non ne ho avuto la prontezza, non era consentito in quella circostanza o semplicemente non mi sembrava una circostanza da foto ricordo…
Paco, le elezioni e i referendum

Ricordo quando ancora andavo a votare, portavo con me Paco. Il mio seggio era nel liceo Vittorio Alfieri, un liceo classico nei pressi del Valentino. Entravo e subito i Carabinieri chiedevano se fosse un bravo cane, la risposta era scontata e poi si vedeva. Non potevo portarlo in cabina, doveva aspettare fuori dall’aula. E vi chiederete: “come facevi?” Facile! Tante persone hanno cani a Torino. Non c’era neanche bisogno che chiedessi! C’era sempre qualcuno che si offriva di tenerlo “anche io ho un cane, vuole che glielo tenga io?” e poi tutti i vari complimenti “che bravo” 
Paco, le pipì e il vecchio cinofilo
Pacone era un gran marcatore, in città gli spazi erano ristretti e spesso venivo ripreso per le pipì. Sui muri dei palazzi non poteva farla perché altrimenti dei condomini infuriati inveivano dalle finestre. Sulle auto non poteva marcare altrimenti automobilisti infuriati mi avrebbero insultato e minacciato. Sui bidoni della spazzatura non poteva farla perché in quel caso venivo redarguito dai vigili. Così se vedevo qualcuno e Paco stava per farla, lo tiravo via. E così feci un giorno, quando viddi passare un anziano. Ahimè gli anziani hanno sempre avuto molto di cui lamentarsi e non sempre amano i cani. Tirai via Paco e l’anziano mi redarguì: “noooo perché lo tiri via?!?! i cani devono poter marcare, devono poter annusare, non dovete tirarli”. Fui sorpreso, spiegai la situazione a quell’anziano e parlammo per un bel po, mentre fece qualche carezza a Paco. Era un vero amante dei cani, ma cosa che ancor più mi lasciò sbalordito (forse per l’età) era la sua conoscenza dell’etologia canina, dei bisogni anche emozionali e del well beeing dei cani. Purtroppo non ci capitò più di incontrare quel signore…
Paco e la “dog dance”
Quando Paco era già anzianotto e malato, e iniziavano gli acciacchi, lo portavo a fare fisioterapia, idroterapia, laser, ma gli facevo fare anche “a casa” dei piccoli esercizi per la muscolatura e la flessibilità articolare. Un giorno, durante una passeggiata al Valentino, decisi di fermarmi in quel piccolo piazzale in Viale Marinai D’Italia, dove ci sono le panchine. Un tempo la c’era anche una piccola area cani, poi smantellata purtroppo. Mi fermai a riposare su una panchina, poi iniziai a fare una serie di esercizi di fisioterapia con Paco. Fra questi il fargli avvicinare prima da un lato e poi dall’altro la coda col il muso, poi un po di palestra con il corpo, lo facevo passare sotto le mie gambe. Notai che una intera famiglia con tanto di bambini si erano fermati sulla panchina di fronte alla nostra. Dopo un po mi sono reso conto che, con discrezione e ammirazione, si erano fermati proprio per guardare noi! Quindi mi chiesero: “Fate dog dance?”.
Fu un momento dolceamaro, non sapevo se ridere o piangere. Sorrisi e spiegai loro che era fisioterapia. Mi fece però piacere che quel che stavamo facendo sembrasse una coreografia.
La Julius K9 e le reazioni della gente
Le Julius K9, soprattutto nei primi anni in cui vivevo con Paco, non erano così diffuse come adesso. Ne erano diffuse le patch personalizzare col nome. Erano in uso più che altro a cani “di servizio”, vedi cani guida, cani delle forze dell’ordine.
La prima reazione fu uno spasso. Andavo in area cani con Paco, c’era anche mia sorella Annalisa. Erano i primi anni, periodo in cui Paco era ancora fobico. Un anziano ci fermò e chiese “è un cane da soccorso?”. Io e mia sorella ci guardammo. Rispondemmo che era “da soccorso” nel senso che dovevamo sempre soccorrerlo noi 😂 Andai avanti a ridere per tutto il giorno!
Un giorno, più avanti negli anni, capitò una donna non so se brasiliana, che saputo fosse il giorno del “compleanno” di Paco, gli cantò una meravigliosa canzoncina. Si tratta di una canzone che parla di Paco e che conoscono da quelle parti. Mi piacerebbe tantissimo, se qualcuno la conoscesse, poterla risentire e poterne leggere il testo!
In una occasione successiva, durante un salone del gusto, una coppia di anziani turisti cileni mi si avvicinano e chiedono se fossimo delle forze dell’ordine o se lo fosse il cane. Scoprii poi che il termine PACO da quelle parti indica le loro forze dell’ordine, in particolare i loro Carabinieri, violenti e molto temuti e odiati dal popolo. Li rassicurai che sia io che il cane eravamo innocui e non facevamo parte delle forze dell’ordine.
Paco, vuoi dormire con la mamma?
Mia mamma diverse volte mi disse “qualche volta mi piacerebbe sapere che farebbe Paco se lo lasciassi a dormire con me”. E una sera così facemmo, lo lasciai a dormire a casa di mia mamma, io me ne tornai a casa mia.
La sua convinzione era che andasse in ansia da separazione e avrebbe dovuto riportarmelo o farmi andare a prenderlo…
Era anche preoccupata che, non essendo casa sua, non essendoci il suo divano, la sua brandina, avesse potuto decidere di dormire sul pavimento al freddo. In ogni caso io le ho lasciai un tappetino (con l’idea ci andasse a dormire… Paco… 😂).
In ansia da separazioni finii per andare io, infatti le scrisse due volte in 20 minuti… queste le risposte… penso di non aver mai riso tanto quell’anno! 😂
La casa di Paco
Quando adottai Paco iniziai con la scatola di cartone che vedete sulla scarpiera e quella serie di ganci da muro per appendere le sue cose. Poi, non bastando più lo spazio per lui, presi l’armadietto da muro. Che è diventò l’armadietto di Paco. Poi nel corso del tempo presi le scatole del Viridea che usavo per metterci roba di Paco. Poi creai l’angolo di Paco con quelle scatole di plastica e lo riempii tutto completamente.
Un giorno ero al Leroy Merlin e comprai un carrellino da cucina… che subito divento di Paco, ovviamente

Presto realizzai che quella non era casa mia, era casa di Paco!
😂
A tutta coda
A Torino ogni anno al Lingotto si teneva A tutta coda, una fiera che riguardava il mondo degli animali d’affezione; c’erano stand di prodotti per animali così come di centri cinofili, ma anche scuole cinofile e educatori che propongono delle attività. Con Pacone andai nel 2016 e 2017. C’era la SIUA, e ricordo sempre un gioco proposto da Dario Ferrario “Se lasci il cane, ti allontani e lo chiami, pensi che verrà da te?”. Bisognava rispondere pubblicamente a questa domanda, non ero convintissimo dell’esito e quindi risposi “no”. Ma Pacone la pensava diversamente e tornò a me al richiamo. Incontrammo anche la sua oncologa, la dott.sa Tomassone. Conoscemmo anche una educatrice che ci fece una foto buffa.
Trovammo anche lo stand di quella scuola cinofila che mi definiva “palo della luce con le ruote”. Chi aveva conosciuto Paco restò sbalordito di quanto era diventato un bravo cane e senza più paure.
Paco, i bambini e le merende…
Paco è sempre stato un bravissimo cagnolone… molto paziente anche con i bambini, da cui si faceva fare di tutto. Per strada molti bambini e ragazzini ci fermavano, facevano i complimenti a Pacone e chiedevano di poterlo carezzare. In realtà poi lo abbracciavano, ma Paco non si faceva troppi problemi. Paco non era un mangione e non rubava cibo, però con i bambini piccoli che mangiavano poteva fare delle marachelle! Un giorno stavo portando Paco all’area cani dei giardini Firpo, camminando incontrammo un bimbo piccolo accompagnato dalla nonna. Il bambino stava gustandosi la merenda, probabilmente diretto al parchetto giochi dei giardini Braille. Mangiava un panino… e Paco, di punto in bianco, ha strappato di mano il panino al bimbo! Il piccolo si mise a piangere, io volevo sprofondare e non sapevo più come scusarmi, la nonna mi fulminò con lo sguardo…