Matteo, Mirko e Tommaso

Frequentando i sentieri lungo il Po, conoscemmo Salvatore e i suoi tre cani Matteo, Mirko e Tommaso. Un anziano signore con tre cani grandi lasciati liberi e lasciati interagire con altri cani… qualsiasi altra persona si sarebbe messa a urlare, per me era una situazione da sogno!

Tre cani magnifici, un mix pastore anziano, molto tranquillo, Matteo. Un bellissimo rough collie, Tommaso “Tommy”. E un giovane mix di pastori (probabilmente del border collie), Mirko.

Trovavamo Salvatore e i suoi cani lungo la sponda destra del Po, meno frequentata, quindi con meno problemi con ciclisti, genitori, anziani e persone che in genere mal tollerano i cani sciolti. Iniziai ad andare di proposito su quel lato del fiume proprio per incontrare questi cani. Pacone andava molto d’accordo con loro. Con Mirko giocava in modo un po irruente, anche perché provavano a montarsi a vicenda, senza che nessuno “vincesse”. Quei cani erano dei gran nuotatori, con disinvoltura spesso scendevano a farsi una nuotata nel Po. E Paco li seguiva, con mio sgomento, perché il Po non è certamente noto per le sue acque cristalline ne per il suo profumo. D’altra parte sapeva nuotare bene e poi si rilassava e divertiva. Dopo la nuotata, di ritorno a casa passavamo per la fontanella (il Toret) del Valentino e risciacquavo Pacone. A volte con noi c’era anche Laretta, ma lei si guardava bene dal tuffarsi nel Po a nuotare!

 

Pacone bulletto

Paco è sempre stato un cane molto ben socializzato con i conspecifici, probabilmente prima del canile avrà vissuto in strada con altri cani. Sempre amichevole con pressoché tutti i cani, lo si poteva lasciare in mezzo ad altri cani anche sconosciuti e tutti sarebbero andati d’accordo.

C’era un “però”… con i cani giovani (adolescenti) poteva diventare un vero bulletto! Tendeva a stuzzicare i malcapitati a nasate, mettendo loro il mento sulla schiena o tentando di montarli, e poteva giocare in modo molto irruento nonostante non fosse più un giovanotto!

Per alcuni anni ebbi come vicini di casa una famiglia sudamericana. Un giorno adottarono un cucciolo di dogue di Bordeaux, Oscar. Spesso capitava di incontrarli ai giardinetti a pochi passi da casa, li scioglievamo e Paco ingaggiava con Oscar “furiose” lotte, forse nel tentativo di montarlo.

Non vi preoccupate, nessun cane si faceva male! Nel peggiore dei casi, ne uscivano sbavati 🙂

La “nonna umana” di Paco

La “nonna umana” di Paco era chiaramente mia madre. Ma avendo una nonna ancora in vita che vedevamo ogni giorno, e non volendo definire mia madre “mamma” o “nonna” a seconda se fosse stato presente il cane (non tanto per non confondere il cane o mia madre, quando per non confondermi io!), la definivo “mamma” anche per quanto riguarda Paco.

Mamma adorava Paco, gli piacque dal primo giorno. Forse si aspettava un cane più piccino, rimase sorpresa quando lo vidde il primo giorno a casa.

In famiglia abbiamo sempre avuto piccoli animali, fra cui una gatta, Lilla, ancora in vita quando adottai Paco. Mia madre era più per i gatti, non per i cani, non mi aveva mai permesso di adottarne uno quando vivevo a casa con i miei. Grazie a Paco ha finito per adorare i cani, più ancora dei gatti!

 

Spesso ha fatto da dog sitter, portando Paco al Valentino. Quando veniva a casa da me o quando con Paco andavamo da lei, non mancava di parlargli, di riempirlo di coccole (forse anche in modo troppo irruente), di dargli sempre qualche leccornia. Le è sempre piaciuto dire che se Paco aveva superato le sue fobie e aveva imparato tanto cose era “merito suo” 🙂

 

Anche durante la malattia di Paco e fino all’ultimo giorno di Paco ci è sempre stata vicina, ha sempre aiutato Paco e me come pochi altri.

 

Aiuto, mi hanno clonato il cane!

Non ho mai dato importanza alle razze dei cani, e chiaramente ho sempre pensato a Paco come un meticcio, senza particolari attinenze con una razza o l’altra. Quello che nel mondo anglosassone sarebbe definito “supermutt”. Un cane fantasia.

Un giorno di ritorno dalla passeggiata al Valentino mi fermò un signore, mi chiese guardando ammirato Paco “E’ un Beauceron?”. Un termine francese, difficile da pronunciare. Risposi che non sapevo di che parlasse, lui mi spiegò di essere figlio di allevatori di questa razza francese e che, secondo lui, Paco doveva proprio essere un Beauceron. Spiegai che per me era un meticcio, che lo avevo adottato in canile, che nulla poteva aver a che fare con gli allevamenti. Lui insistette, in ogni caso di ritorno a casa già avevo dimenticato il termine… mi chiedevo “…come lo ha definito, bau-che???”.

Per qualche tempo, non ci pensai più. Un giorno andai al pratone del Valentino dove lasciavamo sgambare liberi i cani… lascio Paco libero e… non vedo un cane quasi identico, una sorta di clone di Paco!? Fu così che conoscemmo Tony quando era cucciolo, questa somiglianza mi incuriosì e così chiesi che cane fosse. Il proprietario disse che era un Beauceron o cane da pastore di Beauce. Questa volta me lo scrissi, perché volevo capirci qualcosa, questa storia diventava sempre più assurda.

Iniziai a pensare che Paco potesse essere un mix di Beauceron. A quei tempi frequentavo Flickr, un sito di fotografia. Pubblicavo molte foto di Pacone e seguivo i profili di altri proprietari di cani. Proprio li mi imbattei in unә ragazzә francese, Alvina, che aveva proprio una Beauceron di nome Helfy.

Ecco che si palesava nuovamente quella incredibile somiglianza. Scrissi ad Alvina, mi feci raccontare di Helfy e di questi pastori de la Beauce e mi resi conto che anche caratterialmente c’erano tantissime coincidenze! Per me non cambiava nulla, e poi Pacone era più bello di tanti Beauceron “veri” 🙂

Sono sempre rimasto in contatto con Alvina, e guardare le foto e i video di Helfy mi commuove sempre, mi sembra di rivedere Paco.